
Senza fissa dimora in Alto Adige
La strada fa ammalare
Le persone senza dimora lottano ogni giorno per sopravvivere. Questo lascia segni profondi. La loro aspettativa di vita nei paesi occidentali è mediamente di 20–30 anni inferiore a quella della popolazione generale. In Italia, mentre l’aspettativa di vita delle donne è di 85 anni e quella degli uomini di 81, le persone senza fissa dimora muoiono in media circa 20 anni prima. Le cause sono molteplici: malattie croniche, infezioni non trattate, sofferenze psichiche, dipendenze e accesso limitato alle cure mediche.
Ferite all’anima che non guariscono
Disturbi psicologici come depressioni, ansia, psicosi o disturbo post-traumatico da stress (PTSD) sono particolarmente frequenti tra le persone senza fissa dimora. La vita quotidiana per strada aggrava ulteriormente questi sintomi. Molti/e sviluppano problemi di dipendenza: alcol, oppiacei o anfetamine diventano compagni costanti. La combinazione di disturbi psicologici e dipendenze rende più difficile il trattamento. Il tasso di suicidi è allarmantemente alto.
Prima la dimora, poi l’aiuto: “Housing First”
Un approccio radicale dimostra di aver successo: “Housing First”. La Finlandia è un Paese modello in Europa. Prima di tutto le persone senza fissa dimora ricevono un alloggio proprio – senza condizioni preliminari come astinenza o terapia. Solo successivamente seguono assistenza e sostegno. Il risultato: il numero di persone senza fissa dimora è sceso da circa 20.000 negli anni ’80 a meno di 4.000 nel 2023. Quattro persone su cinque mantengono l’alloggio a lungo termine. Il modello riduce anche i costi per la sanità e il sistema giudiziario.
Malattie e assenza di protezione
In strada le malattie sono sempre in agguato. Le persone senza fissa dimora si contagiano più facilmente con tubercolosi, epatite o HIV. Freddo, umidità e inquinamento colpiscono le vie respiratorie. Malattie della pelle, ferite aperte e parassiti restano spesso senza trattamento. Carie, gengiviti e perdita dei denti sono diffuse. In Italia, lo Stato raramente si assume queste spese. A ciò si aggiungono malattie croniche come diabete, disturbi cardiovascolari o cirrosi epatica (spesso dovuta all’abuso di alcol), che vengono generalmente diagnosticate troppo tardi.
Barriere nel sistema sanitario
La maggior parte delle persone senza fissa dimora non ha un/a medico/a di base, né assicurazione sanitaria, né documenti. Paura, vergogna o esperienze negative impediscono loro di affidarsi alle cure mediche. Spesso arrivano in ospedale solo quando le malattie diventano pericolose per la vita. Esistono però anche segnali di speranza in Alto Adige: ambulatori mobili come quelli di Volontarius, sotto la guida della Dott.ssa Martina Felder, o l’ambulatorio IST presso l’ospedale di Bolzano offrono assistenza medica anche a chi non ha copertura assicurativa.
Carlo D’Andrea, classe 1957, ha vissuto per oltre dieci anni in Alto Adige in diversi alloggi di emergenza e, a tratti, anche per strada. La sua vita è stata segnata da molti alti e bassi. Solo quando ha potuto trasferirsi in un piccolo appartamento ad Aslago, preso in locazione dalla nostra associazione tramite l’Istituto per l’edilizia sociale IPES, è riuscito a ricominciare a dipingere. Fin da giovane la pittura è stata la sua passione, un modo per esprimere i propri sentimenti. Si definisce un pittore incompreso e, in passato, aveva cercato invano di entrare a far parte dell’“Associazione artisti”, cosa che gli fu negata a causa della mancanza di una residenza stabile. Oggi i suoi spazi sono pieni di quadri a olio luminosi: ritratti, paesaggi marini, facciate, visioni fantastiche. D’estate lavora sul piccolo balcone, d’inverno in cucina. La luce e i colori caldi caratterizzano le sue opere, che trasformano il suo appartamento in un vero e proprio atelier.